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254 CAPO XXV.

sepolcri, avea tolto origine dal culto e dai misteri di Bacco infernale, detto pure Zagreo, a causa che tira a se l’anime, così il servigio loro principale fu sempre quello di arredi indispensabili al sacro rito dei morti. Noto è bene per Aristofane, che gli Ateniesi stessi facean dipingere certa forma di vasi1 pe’ soli funerali. Con tutto questo insostenibile si è l’opinione di alcuni eruditi che tutti quanti i vasi, e tutte le pitture di quelli, abbiano sempre correlazione, per figurato allegorico, ai misteri: essendo al contrario certissimo che buon numero di tali stoviglie, sia per la forma loro speciale, sia per opera di disegno, servivano onninamente ad usi civili e domestici2. E se questi ancora si trovano, come tutti gli altri, per entro i sepolcri, v’erano riposti come donativi di parenti e d’amici, o come suppellettile gradita al defunto mentr’era in vita. I vasi più propriamente adoperati nell’esequie, e che avean servito o alla cena funebre, od a spandere sul corpo morto liquori, unguenti e profumi, quali augurj e contrassegni di beatitudine nell’altra vita, si riconoscono assai facilmente per la qualità e significanza degli argomenti istoriati. Tutto vi si riferisce a miti religiosi ed eroici. Con questi i donatori, per allegoria gentile di laudate imprese, quasi complimentando l’amico od il congiunto

  1. Λήκυθος: gutto o balsamario.
  2. Circa la forma e la nominazione greca di tali vasi usitati, vedi la recente opera del dotto sig. Panofka, Recherches sur les véritables noms des vases grecs ec. Paris 1829.