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CAPO XXI. | 75 |
lazione di quello con i privilegi dell’aristocrazia, regolatrice e rettrice di tutte le bisogne1. Non però di meno generalmente in Etruria l’azione interna del comune plebeo vi crebbe a misura che andava declinando l’autorità patrizia sacerdotale battuta per molti lati; laonde, sotto la dominazione stessa romana, tanto altamente si manifestavano ne’ municipj le pretensioni legittime della plebe che, malgrado la preminenza ereditaria delle onorevoli prosapie, non potevano i nobili mantenervisi in maggioranza senza ricorso alla protezione esterna o tacita, o palese. Formava in oltre la plebe il nervo e la vita della milizia. Tanto che, se ben ragguardiamo ai fatti più certi narrati nelle storie romane, l’ostinata perseveranza nella difesa delle fanterie coscritte d’ogni classe, e gl’incessanti sforzi che a mantenimento del vivere libero fecero per secoli l’etrusche città guerreggianti, collegate insieme o divise, si sostenevano ogni dove per la virtù di comuni dritti e doveri operanti con forza in sulle masse popolari.
Il governo di ciascuna delle dodici città sovrane dell’Etruria si componeva adunque d’un Lucumone, supremo capo: d’un senato, avente tutta la maggioranza e la consulta nelle deliberazioni del pubblico: di