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LIBRO TERZO — 1794. 155

e mezzi da fuggire in Austria. Il re di Svezia se ne sdegnò, e con dichiarazione fatta pubblica, espose alle corti di Europa le sue ragioni e ’l proponimento di sostenerle: altra dichiarazione del re di Napoli, non timida, non umile, rispose. Disputa scandalosa durò fra’ ministri delle due corti; e ’l sovrano svedese intimò ammenda o guerra. Ma quella non fu data, questa non cominciò; tanti romori si sperderono.

XIV. Alle male venture, guerra, fame, povertà, discordie, che finora ho narrate, si aggiunse nell’anno 1794 altra più fiera perchè inevitabile. Nella notte del 12 giugno, forte tremoto scosse la città, e rombo cupo e grave pareva indizio d’imminente eruzione di foco dal Vesuvio. Gli abitanti delle città e terre sottoposte al monte fuggirono dalle case, aspettando allo scoperto il nuovo giorno; il quale spuntò sereno: ma in cima del volcano nugolo denso e scuro copriva l’azzurro e lo splendore del cielo; e come il giorno avanzava così crescevano il romore, l’oscurità e la paura. Passarono tre dì; la notte del quarto, 15 a 16 di giugno, scoppio che diresti di cento artiglierie chiamò a guardare il Vesuvio, e fu vista nella costa del monte colonna di foco alzarsi in alto, aprirsi e per proprio peso cadere e rotolare su la pendice: saette lucentissime e lunghe uscenti dal volcano si perdevano in cielo, globi ardenti andavano balestrati a gran distanze; il rombo sprigionato in tuono. Foco a foco soprapposto, perciocchè lo sbocco era perenne, formò due lave, le quali con moto prima rapido poi lento s’incamminavano verso la città di Resina e Torre del Greco. Stavano gli abitanti, trentadue mila uomini, mesti ed attoniti a riguardare. La città di Resina cuopre l’antica Ercolano: la Torre del Greco fu in origine fondata al piede del monte, dove le ultime pendici si confondono con la marina. Eruzione antica ne coprì metà, e tanta materia vi trasportò che fece promontorio su la città rimasta. In quell’altura fabbricarono nuove case: e però le due città, l’alta e la bassa comunicavano per erte strade a scaglioni, essendo di ottanta braccia almeno l’una sul’altra. La eruzione del 94 le adeguò, lasciando dell’alta, segnali della sventura, le punte di pochi edifizii, e coprendo della bassa e soperchiando le umili case, le sublimi, le stesse torri delle chiese. In Resina bruciarono molti campi e pochi edifizii più vicini al monte, fermandosi l’esterminio quasi al limitare della città. La prima lava, quella che sotterrò Torre del Greco, entrò nel mare, pinse indietro le acque, e vi lasciò massa di basalto sì grande che fece un molo ed una cala, dove le piccole navi riparano dalle tempeste. Spesso le due lave, docili alle pendenze o curvità del terreno, si univano; e spesso si spartivano in rivoli: ne’ quali rigiri fu circondato un convento dove tre persone, impedite dal fuggire, soffocate dal grande ardore, perirono. Il cammino della maggior lava, quattro miglia,