Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 II.pdf/213

Da Wikisource.

LIBRO OTTAVO — 1819. 209

fratelli davano segni di vicendevole amore, ed il pubblico ammirava quella, in cuor de’ potenti, rara dolcezza di domestici affetti. Il duca di Calabria indi a poco andò a Roma, trovò inferma la regina di Spagna, e vistone il fine, accelerò il ritorno in Napoli.

XL. Al terminare di quell’anno istesso il re mortalmente ammalò, e Carlo gli fece assistenza tenera e zelante. Palpitarono a quel pericolo i Napoletani più accorti per sospetto che il figlio mutasse in peggio gli ordini civili, giacchè tenuto proclive al male, avverso alle blandizie di governo, intimo amico al Canosa. E dirò cosa non credibile, ma vera; i ministri del re morente laceravano la fama del successore. Ma quei guarì, ed ebbe feste sacre o civiche, dove i migliori ingegni rappresentarono l’universale contento con rime e prose in grosso volume raccolte. Il re si diceva grato a que’ voti pubblici, i ministri divolgavano che in breve farebbe cosa piacevole a’ liberali, i liberali fra le mille possibili felicità fermarono il pensiero e le speranze nella costituzione, quando si udì che Ferdinando aveva fatto recidere la coda de’ suoi capelli a segno e documento de’ mutati principii. Qui rammento, come ho riferito nel quinto libro, che la recisione della coda nel 1799 fu indizio di giacobinismo per la plebaglia, ed argomento e colpa ne’ giudizii della giunta di stato; cosicchè quella moda o vaghezza che allora generò eccidii e pene, oggi, per il taglio delle chiome regie, suscitò non contentezza e non riso, ma dolorosi ricordi.

XLI. Poco appresso infermò Carlo IV, e il re n’ebbe avviso frettoloso stando in Persano a diporto di caccia; ma, troppo dedito a que’ piaceri o confidando della guarigione, non tornò alla città. Carlo, sollecito del fratello, ne dimandava a’ circostanti, che per confortare quelle ansietà di morte accertavano vicino il ritorno del re; ma questi, per altre lettere, per altri messi, avvisato e fastidito, comandò che non si aprisse un foglio allora giunto, e non gli si parlasse del fratello prima della tornata da una caccia, pronta per lo indomani, e sperata dilettevole dall’abbondanza di cignali e cervi da uccidere. Si obbedisce al comando. Venuti dalla caccia ed aperto il trattenuto foglio, fu letto esser Carlo agli estremi di vita, e sforzare il debole fiato dell’agonia per richiedere del fratello. Disse Ferdinando: «A quest’ora egli è dunque trapassato, io giungerei tardo ed inutile; aspetterò altri avvisi.»

Subito vennero, e recarono che Carlo era morto, e poichè lo arrestarsi a Persano per diporto faceva pubblico scandalo, il re passò a Portici. La storia di Spagna dirà di Carlo IV l’indole e i casi: ma spetta a noi rammentare che nacque in Napoli l’anno 1748, che ne partì con Carlo suo padre nel 1759; che nella infanzia fu gradito perchè lieto e carezzevole, nell’ultimo della vita buon fratello a Ferdinando, buono amico ai cortigiani che seco trasse da Spagna,

ii. 14