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LIBRO SETTIMO — 1811. 95

narrerò le cose interno brevemente, per quindi fermare il racconto alle esteriori cagioni di futuri avvenimenti. Egli fondò nuovi collegi e licei, e fatte novelle ordinanze per la istruzion pubblica, innagurò con solenne cerimonia la università degli studii. Introdusse per decreto il sistema metrico che desiderato ed applaudito da’ sapienti; mal sofferto dal popolo, poco tempo visse nelle leggi, nulla negli usi, e si restò all’antica barbarie di pesi e misure infinite, farle tra loro e innumerabili. Fra le cagioni del popolare abborrimento erano le denominazioni greche, non intese dall’universale, e per fino difficile a profferire. Ma se alle nuove misure lasciavano i vecchi nomi, il popolo le accoglieva, i grandi benefizii di quel sistema si ottenevano. La perfezione del quale richiederebbe gli stessi nomi per tutto il mondo, ma sempre il bene in idea è impedimento al fatto. Furono il quell’anno ordinate e quasi compiute molte opere pubbliche, teatri nelle città delle province, strade, ponti, edifizii, prosciugamenti di paduli, acquedotti. Ma fra tutte sono più degne di ricordanza la strada di Posilipo, il campo di Marte, la via che vi mena dalla città, la casa de’ matti e l’osservatorio astronomico.

La strada di Posilipo intende a prolungare l’amenissimo cammino di Mergellina e condurre alle terre, per memoria venerate, di Pozzuoli e a, evitando l’oscuro periglioso calle della Grotta. La strada, benchè breve due miglia e mezzo, costava la spesa di ducati duecentomila, così grandi essendo i lavori d’arte per tagli di monte e traversar di balze e di borri. Fu pagato il danaro, non dallo stato, dal re, in dono alla città. L’opera con sollecitudine procedeva, ed oggi accresce le bellezze del luogo e le maraviglie del passeggiero.

Vasto terreno (moggia novecento, metri quadrati 316,759) sul colle di Capodichino, ove nel 1528 Lantrech per assediar la città attendò gran parte di esercito, fu da Gioacchino destinato a campo militare, chiamato di Marte; e perciò, sbarbicate le viti e gli alberi, demolite le case che il cuoprivano, fu ridotto a pianura. Diciottomila fanti, duemila cavalli, le corrispondenti artiglierie vi si movevano ad esercizio, ma ordinati in due linee.

Dalla città menava al campo strada bellissima e magnifica, che dispiegandosi dolcemente nella pendice orientale del colle, costeggiando un lato di quel campo, univasi alla consolare di Capua; per essa (poichè rimane abolita l’antica, alpestre ed avvallata di Capodichina) giungono i forestieri alla città.

Fu eretta in Aversa nuova casa de’ matti; e sì presto crebbe in successi e di fama che appena dopo un anno faceva le maraviglie dell’osservatore. Dappoichè noi, avvezzi negli andati tempi a pratiche crudeli sopra quei miseri, stupivamo a vederli diligenti e