Pagina:Storia dell'arte in Sardegna dal XI al XIV secolo (IA storiadellartein00scan).pdf/103

Da Wikisource.

presenta tali forme architettoniche da poterla ritenere coeva alla basilica Turritana. Abbiamo in ambedue le forme arcaiche dello stile romanica prima che la genialità degli artisti pisani avesse portato nei fastigi delle chiese la gaiezza delle loggie sovrapposte, svolgentisi ora in piani orizzontali ora per mezzo di eleganti archeggiature secondo la pendenza del tetto. Che sia ad ogni modo anteriore al XIII secolo fa fede un'iscrizione dell'altare, secondo la quale questo daterebbe dal 1107, il che è in esatta corrispondenza con quanto ci narra la cronaca di S. Gavino.

Noi abbiamo proceduto a ricercar le origini di questo importantissimo monumento indipendentemente da quanto ci venne riferito dagli annalisti sardi ed in special modo dal Fara, di cui nessuno può mettere in dubbio la scrupolosità e la cura, con cui vagliava le fonti, alle quali attinse per scrivere il suo libro De Rebus Sardois.

Per la compilazione delle quattro serie dei giudici di Sardegna il Fara si riferì, come ci fa conoscere egli stesso, ad un piccolo libro manoscritto Liber Indicum Turritanorum, compilato nell'antico idioma sardo da ignoti autori, ai condaghi di molte chiese e ad altri monumenti del tempo dei giudicati.

Ora, non essendo a noi pervenuta che una copia del XVIII di detto libro con pochi condaghi, dovremo tenere in gran conto, considerato anche la scrupolosità del Fara, quanto a questo riguardo scrisse il dotto annalista. Secondo questi Gunnarius, sen Gonarius, dictus Comita, fuit primus Turritanus judex e secondo fu Torquitorius, alias Dorgalorius, vel Orgetorius Gunale. Abbiamo dunque che l'elenco dei