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angolari e laterali, mentre il rimanente del pulpito devesi indubbiamente ad artefice trecentista.

L'ipotesi, emessa dallo Spano, che l'ambone preesistesse senza sculture, non trova conferma nelle linee architettoniche del pluteo. In esso è evidente l'apposizione dei pannelli alle sporgenze figurate. Si cercò di fare il meglio, ma l'unione forzata riesce palese a chi ne esamini gli elementi costruttivi. Ciò indipendentemente da considerazioni di diversa indole, fra le quali principali l'inverosimiglianza che nel parapetto disadorno lo scultore cinquecentista abbia trovato nella pietra tanto da ricavare i rilievi e la nessuna convenienza di scolpire su lastre vecchie ed inadatte. mentre era tanto facile procurarsi dalle cave di Cagliari nuovi lastroni della stessa natura geologica delle anteriori.

Infine è da tener conto che la ricchezza decorativa delle parti trecentiste ed il magistero, con cui è scolpito il S. Paolo, non sono concepibili con un pluteo dalle pareti liscie.

Concludendo, diremo che l'ambone della chiesa devesi a scultore trecentista e che il frate Vigoti. volendo ricordare un avvenimento che illustrava il suo convento. rimosse le antiche lastre del pluteo, in cui ad imitazione dei pulpiti medioevali, forse erano scolpite le rappresentazioni iconografiche di Gesù e della Madonna, e le sostituì con altre nuove, scolpite con arte dei suoi tempi, nel basamento delle quali incise l'iscrizione commemorativa.


Nel museo di Cagliari si conservano non pochi marmi trecentisti e lastre tombali ch'erano murate nelle pareti e nel pavimento della