Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/117

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Non meno grande era in apparenza lo zelo dei Senatori; tuttavia i più avveduti tra i medesimi si guardavano bene1 dì non distinguersi tanto nei loro improperi contra Vitellio, o se credevano pericoloso il mostrarsi su questo proposito inferiori agli altri, si regolavano però sempre con tal arte, e accortezza che mediante le proprie forti grida, e quelle dei lor vicini niuno intender poteva ciò ch’essi andavan dicendo. Nulla agguagliò l’imbarazzo, e l’angustia, che provarono i primarj Romani allorquando Ottone li pregò, non a dividere seco lui i pericoli della guerra, ma unicamente di seguirlo alla medesima come amici, e compagni, poiché dice Tacito, tutti i Nobili erano già da lungo tempo disusati al mestiere delle armi, il ceto di mezzo, o i Cavalieri non trovavansi meno di essi inesperti nelle fatiche, e nell’arti della milizia, e sì gli uni che gli altri comparivano tanto più timidi, e vili quanto più cercavano di nascondere il loro timore2.

Tosto che Ottone ebbe col suo seguito, e coi suoi Guerrieri lasciata la Città di Roma non si provò più in quella Metropoli la minima pena di quanto ne sarebbe avvenuto. Si celebravano

  1. Tac. 83 88.
  2. „ Primores senatus aetate invalidi, et longa pace desides; segnis, et oblita bellorum nobilitas; ignarus militiae eques; quanto magis oocultare, ac abdere pavorem nitebantur, manifestius pavidi. ib.