Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/119

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contanti, e di soldati . In tal duro frangente la Plebe si offerse di portarsi in massa alla guerra, e i Grandi promessero di sborsare il danaro occorrente. Quando però avvicinossi il tempo di somministrarlo, e di mettersi in cammino disparvero tutti gli arcifanfani adulatori, e lasciarono il loro Monarca senza alcun soccorso1. Nel punto, in cui i Flaviani invasero la Metropoli, l’infame Plebe, come se fosse ad uno spetacolo, batteva le mani ad ambidue i partiti a misura che l’uno, o l’altro rimaneva or quà or là vincitore; levava i vinti dagli angoli delle case, e delle botteghe, ove eransi nascosti, ad oggetto di farli metter a morte, e dava loro il sacco egualmente che a quelli, presso de’ quali i medesimi cercato avevano di salvarsi. In quel giorno, dice Tacito, presentava la Città intera un’orribile, e difforme aspetto2. Si vedevano sanguinose zuffe non lungi da’ bagni ripieni di gente, e da case di pubblico bordello. Pubbliche meretrici, e giovanastri a lor simili stavano appresso a mucchi di cadaveri, ed a torrenti di sangue cittadino; si praticava ogni dissolutezza come in mezzo alla più licenziosa pace, e qualunque genere di delitti coma nella più sfrenata guerra, talchè sarebbesi dovuto credere che tutta la Città fosse ad un tempo per l’eccessivo libertinaggio, e per la più

  1. Tac. Hist. III. 58.
  2. Ib. III. 83.