Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/126

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essi, per qnanto era in loro potere, cercato non avessero di occultare le proprie vittorie, e virtù, e lungi dal pretendere alcuna ricompensa mescolati non si fossero con la massa degli altri schiavi. A tali Eroi nulla riusciva di maggior pericolo quanto l’applauso del Popolo, e le maligne lodi dei Cortigiani, le quali assai più che le falle accuse inasprivan l’animo di quest’invidioso, ed iniquo Despota1.

Domiziano sofferse piuttosto che le Armate della Pannonia, della Germania, della Dacia e della Mesia battute fossero per l’imperizia, e la viltà dei lor Condottieri, e che i trionfanti Barbari devastassero le più floride, ed ubertose Provincie2, di quello ch’ei potesse indursi, conforme bramava tutto il Popolo, di spedire a quella volta un abile Generale, qual era Agricola, ove da questi raccolti sarebbonsi nuov’altri allori. Di più vedendosi incapace di far fronte ai valorosi abitanti del Reno, e del Danubio comprò persino da loro una pace vergognosa e umiliante invece di sottoporre ad una esatta e rigorosa disciplina le proprie Le-

  1. Tac. II. cc. « id sibi maxime formidolosum, privati hominis nomen supra principis attolli: Frustra studia fori, et civilium artium decus in silentium acta si militarem gloriam occuparet. Causa periculi non crimen ullum, aut querela laesi cujusquam, sed infensus virtutibus princeps, et gloria viri, et pessimum inimicorum genus, laudantes.
  2. Tac. I. c. c. 41.