Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/127

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gioni; poiché sempre ei temeva che coll’esercitare le truppe, ed aguzzar le armi contra i nemici potessero le medesime esser rivolte, e impiegate pure un giorno contro di Lui1. Siccome questo Tiranno si rendeva tanto più formidabile, e truce verso tutti coloro, che lo circondavano, quanto più disprezzato ei veniva dai nemici dell’Impero così Egli aveva molto più timore di tutti i suoi servi, e sudditi di quello che a loro capace fosse d’incuterne2, tal che esso fu il primo dei Romani Despoti, che a causa delle sue crudeltà venisse del continuo tormentato dal crepacuore, e dal sospetto di qualche insidia, e congiura3. Egli non aveva spesse volte il coraggio di uscire dalle più interne stanze del suo palazzo, ove se ne stava nascosto qual bestia selvaggia racchiusa nella sua tana, e nè tampoco di far parola ad alcuno4. Spa-

  1. Plin. panegyr. c. 18.
  2. Ibid. c. 48, 49, 72.
  3. Ib. et Svet. c. 14.
  4. Plin. panegyr. cap. 48. « Cum velut bestia specu inclusa, nuno propinquorum sanguinem lamberet, nunc se ad clarissimorum civium strages caedesque proferret. Obversabantur foribus horror et minae, et par metus admissis, et exclusis; Ad haec, ipse occursu, visuque terribilis. Superbia in fronte, ira in oculis, foemineus pallor in corpore, in ore impudentia multo rubore suffusa. Non adire quisquam, non alloqui andebat, tenebras semper secretumque captantem, nec unquam ex solitudine sua prodeuntem nisi m ut solitudinem faceret„.