Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/143

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nifesta, ed ostinata opposizione, che per quasi trent’anni continui dovette in varie guise mitigare, e correggere le sue Leggi sul matrimonio prima di poterle pubblicare, e porre in esecuzione1. Inoltre dopo che inclusive era di già stata notificata, e messa in vigore la Legge Papia2, il ceto de’ Cavalieri raccolto nell’Anfiteatro chiese l’abolizione di questa detestata Legge, e quantunque Augusto per vergogna dei malcontenti chiamasse a se i figli di Germanico, ed incoraggiasse gli ostinati celibatarj ad imitare il suo nipote3, tuttavolta essa rimase inutile mercè d’infiniti maneggi, o se pure atteso le pene inflitte ai trasgressori fu di qualche vantaggio al pubblico tesoro, non ottenne però appieno il suo scopo, che era quello di moltiplicare i matrimonj, e di conservare, ed accrescere il numero delle famiglie Romane, e specialmente quello delle più segnalate2. Se Augusto fosse vissuto più lungo tempo avrebbe, come Tiberio, sperimentato che i vizj dei Romani avevano maggior forza ei Monarchi stessi assoluti dell’Impero Romano3. Il numero dei colpe-

  1. Svet. c. 34 e meglio Heinec. in Papp. p. 50, 51. in opp. P. VII. Edit. Genev.
  2. Tac. Annal. III. 25. „ Relatum deinde de moderanda Papia Pappaeia, quam senior Augustus post Julias regationes incitandis coelibum poenis, et augendo aerario sanxerat: neo ideo conjugia, et educationes lìberorum frequentabantur, praevalida orbitate.
  3. Tiberio scrisse al Senato nei seguenti termini