Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/16

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gli sfrenati suoi vizj la incalzavano. Nè Gibhon, nè alcun altro a me noto Istorico ha fatto la debita riflessione allo stato dei costumi de’ Romani nei primi secoli dopo la nascita di Cristo, e perciò negli avvenimenti e nei fatti, che essi raccontano, trovansi piuttosto uniformi, od enimmatici resultati d’ignote molle di quello che un fedele, e veramente istruttivo prospetto delle prime lor cause, ed ultime conseguenze, che per lo meno nei monumenti di quei lontani tempi scuoprir si possono . Finche la Storia politica rimarrà una galleria di retorico-filosofiche declamazioni, come assai di frequente lo è in Gibbon, l’osservatore, e il pittor dei costumi, della lingua, dell’educazione, e dell’arti, e scienze degli antichi e moderni popoli dovranno andar d’appresso, o tener dietro allo Storico-politico, onde supplire a quanto si è dal medesimo passato sotto silenzio.

La caduta della libertà fra i Romani, e 1'assoluta sovranità degli Imperatori, eretta su le rovine della Repubblica, non furono tanto 1'effetto dell'insaziabile ambizione di alcuni Cittadini, che aspiravano a formarsi un ingiusto dominio, quanto ebbero esse piuttosto origine dal destino di que’ tempi, dall’attual sistema della Repubblica, e segnatamente dalla viltà e dappocagine della Plebe, dalla debolezza del Senato, e dalle avanie, e da altri perniciosi vizj dei Grandi e Potenti del Popolo. Quand'anche non fossero venuti al mondo un Cesare, un Augusto, un Tiberio, pure sarebbero stati in Roma