Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/161

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Malgrado di tutta la rilassatezza delle donne, e dell’avversione, che gli uomini portavano al matrimonio, crebbe sempre più il dominio delle virili Romane su gli effemminati Romani; e gli uomini più corrotti eran trattati con maggior despotismo dalle loro consimili amanti di quel che lo fossero i più illustri soggetti dalle loro degne consorti. Così Cesonia, e Drusilla ebbero molto più potere sul feroce Caligola, Messalina e Agrippina sul licenzioso Claudio, Ate e Sabina sullo sfrenato Nerone che la prudente Livia sopr’Augusto, la nobile Agrippina sopra Germanico, e l’indegna Faustina sul filosofo Antonino. Quanto più le Romane abbandonavano le loro antiche virtù, tanto più ottenevano esse nuovi privilegi mercè del favor delle Leggi. Sotto Tiberio propose Severo Cecina che in appresso fosse proibito ai Comandanti delle Provincie di condur seco le proprie spose nei governi a loro affidati1, giacché le donne sciolte dai vincoli delle antiche Leggi incominciavan non solo a dominare i loro mariti, e le loro famiglie, ma anche i tribunali, e le truppe. Le donne, diceva Cecina, hanno avuto l’ardire di mescolarsi coi soldati, e di andare alla testa delle Legioni nei guerreschi esercizj. In tutte le querele risguardanti le estorsioni, che ogni dì si commettono, le donne son sempre quelle, alle quali principalmente si attribuiscono i maggiori, e

  1. Tac. Annal. III. 33.