Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/168

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l’avanti ignote leccornìe, e non solo col suo esempio egli insegnò ai Romani il modo di mangiar con gusto, e banchettare i proprj amici, ma ridusse altresì in forma di Scienza l’Arte del cucinare, e ne diede a voce, ed in iscritto istruzioni a’ suoi contemporanei, avendo la superbia di voler essere considerato come il primo parasita, e maestro di stravizzo del Popol suo. Apicio aveva in conseguenza più scolari, e seguaci che tutti i filosofi presi insieme; imperocchè Seneca si lagna che da costui corrotta si fosse l’età sua, istigata la gioventù ad imitarlo, e strascinata tutta la Città nell’intemperanza1. Dopo che quest’uomo pernicioso ebbe sciupato un capitale di tre millioni e mezzo di Talleri, e fatti perciò enormi debiti2, in-

  1. Senec. ad Helv. c. 10, 11. „ Quam Apicius nostra memoria vixit! qui in ea urbe, ex qua aliquando philosophi velut corruptores juventutis abire jussi sunt, scientiam popinae professus, disciplina sua saeculum infecit . — Tunc venena edebat, bibebatque cum immensis epulis non delectaretur tantum, sed gloriaretur, cum vitia sua ostentaret, cum civitatem in luxuriam suam converteret, cum juventutem ad imitationem sui sollicitaret, etiam sine malis exemplis per se docilem.
  2. Sen. I. c. „ Cum sestertium millies in culinam congessisset ec. „ Marziale nel suo noto Epigramma sopra Apicio III. 22. dice che furono soltanto bis tricenties, vale a dire un millione e mezzo di Talleri; ma Seneca merita come contemporaneo maggior fede.