Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/178

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vidiato Impero; che fanno ricercare al di là del Fasi, e dell’Eufrate le cose preziose, che brillar deggiono sulle lor tavole; e che finalmente non estimano tutte le vivande a proporzione del lor buon gusto, e sapore, ma secondo il lor costo, e la difficoltà di ottenerle1. Caligola, conforme Nigrino dice egregiamente presso Luciano2, cercava di acquistarsi un onore particolare con questi solecismi di golose compiacenze del pari che colla pratica di tutto ciò che è stravagante, e non naturale; e perciò di quì ebbe origine l’uso di bevere le perle disciolte nell’aceto, e ne nacquero quelle mostruose vivande, di cui Svetonio fa menzione in uno degli addotti suoi passi. Quando Vitellio fu sicuro della sua vittoria sopra Ottone allora a null’altro si pensò che a raccogliere da ogni confine dello Stato, o secondo la favorita espressione degli Scrittori Romani, dal Mar Carpazio fino alla spiaggia dell’Oceano tutto ciò che era capace di appagare la voracità del suddetto nuovo Monarca. Tutte le Squadre navali, e i Coman-

  1. Ad Helviam c. io. Dii istos, deaeque perdant, quorum luxuria tam invidiosi imperii fìnes transcendit. Ultra Phasim capi volunt, quod ambitiosam popinam instruat: nec piget a Parthis, a quibus nondum poenas repetiimus, aves petere. — Pretiosos autem (cibos) non eximius sapor, aut aliqua faucium dulcedo, sed raritas, et difficultas parandi facit.
  2. I. p. 73. 74.