Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/179

Da Wikisource.

175

danti vennero occupati nella ricerca, e provvista di leccornie, e tutte le strade, che dai due Mari conducevano a Roma, eran coperte di vetture cariche per le cucine della Corte, e dei Grandi1. Difatti è fuor di dubbio che dovevano essere poste in moto molte migliaja di mani ad oggetto di riempire lo scudo di Minerva di latte di Scaro, e di Murene, di cervella di Fagiani, e Favoni, e di lingue di Fenicotteri2.

Comodo faceva spesso mescolare coi più squisiti cibi le più stomachevoli suciderie, ed aveva perfino il coraggio di mangiarne3. Oltremodo schifosa fu al certo quella invenzione, che un giorno gli venne in mente, di fare, cioè portar in tavola in un gran bacile di argento due Gibbosi aspersi di senapa6. Eliogabaio credeva che fofse una cosa troppo volgare il mangiare, e porgere a’ suoi commensali le rare, e costose leccornìe de’ suoi antecessori, vale a dire piedi di Cammelli, creste di Polli, cervella di Fenicotteri, di Pavoni, di Fagiani, e di Pappagalli, e latte, e fegato dei più eccellenti pesci, e perciò ei le gettava spesso alla plebe, o a’ suoi cani,

  1. Svet. in Vitell. c. 15, e Tac. II. 62. Ex urbe atqne Italia irritamenta gulae gestabantur, strepentibus ab utroque mari itineribus: exhausti conviviorum apparatibus principes civitatum: vastabantur ipsae Civitates.
  2. Ib.
  3. Lampr. in Commodo, c. 11.