Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/181

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dice Plinio1, stimavasi sopra tutte lo Storione, che ora non si conta più per nulla; cosa, che mi fa molta maraviglia mentre questo pesce è assai raro. In seguito vennero molto ricercati il Luccio, e il Merluzzo (Gadus Merlucrius Linnaei), a cui però lo Scaro, e la Triglia hanno tolta la preminenza. Sotto Severo8 ricuperò lo Storione la sua gloria primitiva; almeno egli era così preferito ad ogni altro pesce alla Corte, e alla mensa di questo d’altronde non ghiotto Imperatore, che veniva recato io tavola da Schiavi incoronati, e fra lo strepito di varj istrumenti da fiato2.

I primarj Romani non solo stimavano, e ricercavano i più rari, e costosi cibi, ma secondo i precetti dei loro gran maestri mangiavano unicamente le più piccole, e tenere parti dei più squisiti pesci, e volatili; e già molto prima di Vitellio il maggior segreto, e la principal maestria dell’arte culinaria consistevano nel cuocere insieme in un sol ragù lingue, cervella, latte, fegato, ed altre in ispecial modo stimate parti d’innumerevoli lecornie, e di accrescerne il sapore con mille brodi, e sughi appetitosi3. Riesce penoso, esclama Seneca, ai nostri Parasiti il mangiare una sola vivanda per volta: tutte le lecornie, ed i gusti vengono raccolti

  1. Hist. Nat. IX. 17. Vedasi anche Macrob. II. 12
  2. Macrob. I. c.
  3. Vedasi tutta la 95 Lettera di Seneca.