Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/209

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esser privi di barba, o almen non averne alcuna, che fosse visibile1. Se l’Imperatore Ottone non tralasciò neppur al Campo la pratica della suddetta impastatura del viso, e strofinamento di ogni parte del corpo, conforme racconta Giovenale2, egli si rese senza dubbio molto più dispregievole di Poppea amante di Nerone, la quale manteneva copiose mandre di Asine, e seco le conduceva in tutti snoi viaggi di diporto, ad oggetto di bagnarsi nel loro latte3. Non men vergognose delle summentovate usanze erano le stomachevoli, ed incomode medicine che prendevano i Giovani Romani, e la maggior parte degli Oratori sulla persuasiva di rendere, e mantener pura, e chiara la loro voce,4 ed oltre a queste le più volte al giorno ripetute unzioni di tutto il corpo con acque odorifere, ed oleosi unguenti, che tanto più venivano stimati, e applauditi quanto più erano densi5. Lo stesso Ottone, che fu in seguito

  1. Sueton. in Othone. c. 12.
  2. II. 104. Sat.

    Nimirum summi ducis est occidere Galbam,
         et curare cutem summi constantia civis;
         Bebriaci campo spolium affectare Palati
         et pressum in facie digitis extendere panem.
         Quod nec in Assyrio pharetrata Semiramis orbe
         moesta nec Actiaca fecit Cleopatra carina.

  3. Plin. Hist. Nat. Lib. 28. c. 12.
  4. Plin. I. c. vide et Casaubon. ad Pers p. 67. 267.
  5. Plin. XIII. 3. sed quosdam crassitudo (un-