Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/22

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nacce e gastighi non trovavasi capace di creare virtù e patriotti, poteva per altro distruggere i vizj, e i malvagj, che a quel tempo infuriavano impunemente, ovvero tenerli a freno, e atterrirli. Augusto sull’esempio del suo gran Predecessore messe in opera tutto ciò che in tale stato, in tale situazione di cose, e coi detti mezzi eseguir potea, onde ristabilire, ed assodare il Romano Impero; e quanto Egli fece prova ad evidenza, secondo il mio giudizio, l’impossibilità di mantenere, e conservare l’antecedente governo del pari che l'assoluto bisogno di crearne un nuovo: e dimostra che già Cesare con ragione dichiarò, che la Repubblica altro non era allora che un nome privo di senso, e che Augusto meritamente si dava il vanto di aver da capo fondata la Romana Potenza, ed introdotto un nuovo, e miglior ordin di cose1.

Allorchè Augusto prese in mano le redini dello Stato Romano, la maggior parte dei Templi

  1. Svet. in Jul. Caes. c. LXXVII. Nec minoris impotentiae voces propalam edebat, ut T. Ampius scribit: Nibil essu Rempubliram adpellationem modo, sinecorpore ao specie = E in Augusto al c.28 leggesi il seguente squarcio di un editto di questo Imperatore = Ita mihi salvam ac sospitem Rempublicam sistere in sua sede liceat, atque ejus rei fructum percipere, quam peto, ut optimi status auctor dicar: et moriens, ut feram mecum spem, mansura in vestigio fundamenta Reipublicae, quae jecero.