Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/23

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era stata posta a sacco e rovinata al pari degli altri pubblici edifizj, e singolarmente delle strade primarie. Il letto stesso del Tevere trovavasi ingombro di materie e rottami di edifizj, e le inondazioni e gli incendi devastato avevano e distrutto interi tratti della Città. Egli non fu contento di ristabilire tutto ciò che era andato in rovina, ma abbellì Roma in modo che a ragione dir poteva di se medesimo marmoream se relinquere urbem, quam lateritiam accepisset1. Dopo che egli ebbe, per così dire, riedificata la città, e le strade, che a lei conducevano, diedesi la cura di provvedere alla sicurezza dell’una, e dell’altre. Perciò divise Roma in diversi quartieri più o meno grandi, e ne istituì i respettivi Governatori; creò sentinelle, e guardie per estinguer gli incendj; e stabili tanto per la città che per la campagna varie pattuglie, o picchetti di soldati ad oggetto di por freno ai viepiù sempre cresciuti latrocinj e massacri, che vi si andavano commettendo. Prima di lui i ladri e i sicarj2 avevano la baldanza di farsi pubblicamente veder qua e là armati di tutto punto, ed altre persone di malfare univansi persino in numerose società, onde sotto varj nomi attentare alla libertà, sicurezza, vita, e sostanze dei loro concittadini. Non eravi allora cosa più comune che i viaggiatori tanto

  1. Svet. in Aug. c. 29.
  2. ib. c. 32.