Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/235

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Nerone fece eziandio bardar d’oro le proprio mule1, e i cocchj del medesimo Imperatore, egualmente che quelli degli altri primarj Romani, non erano solamente intarsiati d’avorio, ma altresì contornati, e guarniti di rare, e nobili pietre2. Gli specchj delle Romane, che eguagliavano in altezza la statura di un uomo, erano con grand’arte fatti d’oro, e d’argento, e così riccamente contornati di pietre preziose che uno di essi importava più di quello che una volta lo Stato dava in dote alle figlie di celebri Capitani3. Le tavolo di cedro coi piedi di avorio costavano anche più degli stessi specchj4; imperocchè quando le medesime erano d’un bel disegno, e state già possedute da molti illustri Personaggi, allora non venivano pagate meno di 25000 talleri l’una. In vista di tal prezzo dovrebbesi credere che anche nelle case più cospicue una sola di queste tavole fosse stata tenuta, e fatta vedere come una rarità, o un oggetto di gran lusso. Se però dall’esempio di Seneca è permesso di giudioare degli altri primarj Romani, i più rispettabili Signori trovavansi padroni di varie centinaja delle predette tavole, mentre egli, conforme almen dice Dione Cassio, ne aveva un numero di 500 nella pro-

  1. Ib. et Dio. Cass. 62. 28.
  2. Plin. 37. 2.
  3. I. 17. Senec Quaest. Nat.
  4. Senec. VII. 9. de Benef. Dio. Cass. Lib. VI. 10. p. 990.