Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/260

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mestiere, che dai più facoltosi ed illustri Romani veniva senza vergogna esercitato, ed appreso come un’arte, e che unitamente alla delazione divenne la sola strada, a cui gli uomini d’ogni ceto, età, e condizione si appigliavano in Roma ad oggetto di maggiormente arricchirsi1. Gli avidi Eredipeti non solamente s’ingegnavano di procacciarsi il favore de’ proprj congiunti, ed amici, e di regalare, e sedurre i lor vicini, e lontani conoscenti, ma sulla speranza di un felice successo avevano altresì la baldauza di tentar le persone da loro non conosciute, e perfino i proprj dichiarati nemici cercando di assalirli pel loro debole. In conseguenza essi ponevano in opera la superstizione, e i falsi giuramenti, vendevano la propria castità, e quella dei loro figli2, e se ciò nulla giovava, al-

  1. » Senec de Benef. VI. 38. An tu Arruntium, et Atcriiim, et caeteros, qui captandorum testamentorum artem professi sunt, non putas eadem habere, quae designatores, et libitinarios, vota?
  2. Ciò fu praticato da Filomena in Crotone, come narra Petronio p. m. 274. verso la fine del libro.» Matrona inter primas honesta, Philumene nomine, quae multas saepe haereditates officio aetatis extorserat, tum anus et floris extincti filium, filiamque ingerebat orbis senibus, et per hanc suecessionem artem suam perseverabat extendere». Plinio racconta un altro sorprendente esempio della scelleratezza degli Eredipeti. VII. Epist. 24.» At Hercule! alienissimi homines in honorem Quadratillae (pudet me