Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/28

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to1. Lo stesso Cesare pure non solo rimase soddisfatto di possedere la detta suprema carica, ma desiderò eziandio (massima, e veramente incomprensibile debolezza del più grande fra gli uomini) di ottenerne il nome, e le insegne, e forse ambiva del pari, se non il titolo, almeno il diadema di Re2. Ma quantunque Cesare bramasse, ed ottenesse più di quello che avrebbe dovuto per la sua propria sicurezza, tuttavolta il vile Senato si affrettò di offerire al vincitore varie altre distinzioni e privilegj di gran lunga superiori a quanto erasi da lui bramato. In fatti Egli non solo concesse a Cesare il perpetuo Consolato, la perpetua Dittatura, e Censura, e gli onorevoli nomi d’Imperatore, e di Padre della Patria unitamente ad una statua fra i Re, ed un distinto e più alto posto nell’Anfiteatro, ma lo ricolmò altresì di onori divini, quasi che il medesimo non fosse stato unicamente il primo, e il più potente genio dei Romani, ma il supremo Dio tutelare del Romano Impero3. Siccome il

  1. Syllam nescisse litteras qui Diotaturam deposuerit. Svet. c. 77.
  2. ib. c. 79.
  3. Svet. c. 76. Sed ampliora etiam humano fastigio decerni sibi passusest: sedem auream in Curia, et pro Tribunali, thensam et ferculum Circensi pompa, templa, aras, simulacra juxta Deos, pulvinar, flaminem, lupercos. = Vi furono persino alcuni