Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/303

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che si pagavano ad un prezzo esorbitante fino i loro frammenti. Un vecchio già stato Console compro uno di questi vasi per settanta talenti. Petronio fece acquisto di una coppa Murrina per 300000 sesterzj, e presso a morire la spezzò affinchè non servisse, al dire di Plinio, ad ornare la mensa di Nerone. Circa alla materia poi ond’erano formati siffatti vasi, varj sono i pareri degli Antiquarj, e degli Eruditi, mentre alcuni, e tra i quali Giulio Cesare Scaligero, e Girolamo Cardano hanno supposto che i medesimi non fossero di una pietra solida, ma bensì di una certa creta, o majolica inverniciata. Costoro andarono fino a dire che venivano dalle Indie, ed erano di finissima porcellana, opinione invero, che non regge a fronte della descrizione, che Plinio (lib. XXXVII. c. 2.) ci fa rapporto alla materia, della quale i suddetti vasi trovavansi composti. Il dotto Winkelman illustrando una corniola appartenente al museo Stosch, nella quale è effigiato un vaso murrino con anse, crede che questi vasi fossero di quella bella specie d’agata chiamata dai Lapidarj Sardonica, o Sardonico. Essa ha infatti quella varietà di macchie, e di colori, che vanno dal porporino al lateo, quel lucido, e quelle gradazioni di tinta, cui Plinio loda tanto nei vasi murrini.

Oltre a ciò si deve rifiettere che se tali va-