Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/34

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berazioni, ma gle ne porgeva Egli stesso il coraggio, e faceva i più vivi rimproveri ai Comandanti delle truppe e delle provincie, allorché questi spedivano a Lui, e non al Senato, i loro rapporti, e le loro suppliche e inchieste. Quando Tiberio incominciò a spiegare, e porre in esercizio il poter di un Principe, non lo fece per molto tempo che nella sola circostanza, in cui bisognava togliere, o punire certi abusi, a cui il Senato non voleva in alcuna guisa metter riparo1. Qual fu dunque il motivo, che in seguito obbligò Tiberio a sottrarsi per sempre dagli sguardi del suo Popolo, e che in un’età, in cui negli nomini anche più corrotti le passioni ed i vizj sogliono aver fine, scatenaronsi ad un tratto da1 di lui spirito i più mostruosi difetti? E che altro se non la frode, la crudele ambizione, e l’infedeltà di Sejano suo confidente? Che altro se non l’infausto e scelerato zelo, con cui una copiosa turba di delatori delle primarie famiglie calpestavano la virtù e l’innocenza? Che altro se non la sommissione vergognosa, degna soltanto degli Schiavi Orientali, e le adulazioni del Senato e del Popolo? Che altro se non la prontezza e la facilità, con cui un infinito numero di malvagi procuravano di dare sfogo ai desiderj, e segnatamente alla crudeltà del loro Monarca?

  1. Svet. in Tib. c. 33.