Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/39

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stati supposti, meritavano certamente sotto tutti i rapporti di esser trattati in un modo non diverso da quello, che con essi praticavano Tiberio e Sejano.

Come che i Senatori per un’ansiosa cura di conservare la lor vita, e le, loro sostanze, ed autorità, o a motivo di un eccessivo e cieco desiderio di far acquisto di ricchezze, e di cariche luminose, non osservavano alcun termine e misura nelle loro adulazioni, così non di rado accadeva che i medesimi colle proprie artifiziose espressioni di soggezione e d’attaccamento eccitavano piuttosto la diffidenza del Tiranno, ed invece della sperata grazia ne riscuotevano i più amari rimproveri, o il più mordace dileggio1. Allorchè un giorno i discendenti dei Scipioni, dei Silani, e dei Cassi si furono in particolar modo segnalati con servili progetti ed approvazioni, credette un oscuro ed insignificante loro collega, chiamato Togonio Gallo di potere, e dover emulare questi gran Nomi. Tiberio, il quale del continuo faceva vista di volersene tornar in Roma, ma se ne stava sempre lontano, aveva in una sua lettera scritta al Senato dimandata la salvaguardia di un Console, ad oggetto di potersi con sicurezza

  1. Tacito al cap. 17 dell’Annal. IV, e al cap. 2 dell’Annal. VI racconta varj notabili, ed anche ridicoli esempj di tali sciocche adulazioni, che offendevan Tiberio.