Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/61

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mentre il loro spirito non resta meno percosso e lacerato dalle prave concupiscenze ed azioni, di quello che esser lo possa un corpo dai flagelli. Lo stesso Tiberio non veniva in tal modo difeso e protetto dalla propria solitudine, ed assoluta possanza, così che non fosse qualche volta costretto a confessare pubblicamente i rimorsi della sua coscienza e le proprie pene1.

Tiberio trovavasi senza dubbio in balìa ad un funesto assalto di sanguinario e crudel delirio, allorché diede ordine che tratti fossero a morte tutti coloro che erano stati accusali quai complici di Sejano, ed attendevano nelle carceri la lor condanna. A questa risoluzione del Tiranno, dice Tacito2, cadde una infinita moltitudine d’infelici d’ogni grado, sesso ed età. Nobili e plebei giacevano or qua or là sparsi, ed ora senza alcuna differenza di nascita, o di colpa ammucchiati confusamente l’un sull’altro. Non era permesso ad alcuno di vedere e di compiangere i proprj giustiziati amici e congiunti, e molto meno di toccarli e render loro gli ultimi onori. Ogni luogo era occupato da guardie crudeli, le quali dovevano far attenzione all’abbattuto volto di quelli che s’avanzavano, e nel tempo medesimo procurare che i cadaveri gettati nel Tevere, se mai fermati si fossero all’una od all’altra sponda, o vi venis-

  1. Tac. VI. 6.
  2. Annal. VI 19: