Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/103

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e diversità degli Dei, si accrebbe pure in ugual proporzione il numero delle azioni, e delle feste religiose. Vedevansi in tutti i luoghi, e segnatamente in ogni strada sacre pietre, o zolle asperse d’olio, e d’altre libazioni; sacre colline, e grotte cinte di siepi, oppure ombreggiate da frasche; sacri faggi, e quercie da cui pendevano corna, e pelli di bestie; e per ultimo sacri altari che venivano giornalmente o in determinati tempi coronati

    tezione di un’icunculae puellaris, che ottenuto aveva in dono da un uomo ignoto, e volgare. Suet. in Ner. c. 56. Marc’Aurelio chiamò in suo soccorso tutti gli Dei forestieri, e loro Sacerdoti ad oggetto di salvare lo Stato Romano dall’irruzioni de’ Popoli Tedeschi. Capit. in ej. vita c. 13. Commodo solennizzava particolarmente le feste, e soprattutto i misteri d’Iside, e di Mitra. Lampr. in ej. vita c. 9. et Spart. in Pescenn. Nigro c. 6. Severo preferiva Serapide a tutti gli altri Dei: Spartian. in ej. vita c. 17. Lo stesso facevano Antonino Caracalla (Spartian. in ej. vita c. 9.) ed Eliogabalo (Lampr. in ejus vita c. 3 . 7.) rispetto ad Iside. Quel mostro di Eliogabalo adorava ancora molt’altre divinità forestiere, ed a loro sacrificava persino varie vittime umane. ib. c. 7. 8. 28. Alessandro Severo venerava gli Eroi, ei Santi egualmente che gli Dei di qualunque popolo. Lampr. 26. 29. 43. c. — Non è necessario di avvalorare la storia della preponderante straniera superstizione con gli esempi de’ susseguenti Imperatori.