Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/107

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già gli Dei di conceder loro una piena vittoria contro il nemico, o una buona salute, o un felice avanzamento nelle scienze, e nell’arti, ma bensì pingui eredità, e la morte de’ proprj genitori, figli, congiunti’, ed amici. Essi chiedevano ai Sacrestani, o Custodi dei Tempj la facilità di accostarsi più che fosse stato posibile alle statue dei respettivi Dei sulla speranza di esser meglio ascoltati dai medesimi, e segnatamente ad oggetto di poter lor dire all’orecchio i proprj infami desiderj, e voti senza che alcuna persona arrivasse ad intenderli1. Nel Tempio di Giove Capitolino v’erano alcuni soggetti i quali riferivano a questo Dio i nomi de’ suoi presenti adoratori, o annunziavan le ore. Altri facevano le veci di Trabanti13 o di unguentarj, e quest’ultimi agitavano le braccia, e le le mani come se realmente ungessero un uomo. Trovavansi ivi inoltre varie donne le quali acconciavano i capelli a Giunone, e a Minerva, e che quando riusciva loro di troppo incommodo um tal ufizio rimanevano lungi dai

  1. Ep. 10. Nunc enim quanta dementia est hominum? turpissima vota diis insusurrant; si quis admoverit aurem, conticescent, et quod scire hominem nolunt, Deo narrant. Et Ep. 41. Nec exoraudus aedituus ut nos ad aures simulacri, quasi magis exaudiri possimus, admittat: etc.