Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/117

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continuo esser fatte in pezzi, e rimesse nel primiero lor stato. Niuno è tanto bambino da prestar fede a Cerbero, o all’oscurità del Tartaro, oppure alle vaganti ombre dei Defunti, Più di tali espressioni ancora son noti i versi di Giovenale ove questo poeta esprime un’egual miscredenza de’ suoi contemporanei1. La plebe di Atene, al dir di Luciano, non solo stava ad udire con indifferenza un’epicureo, ovvero uno stoico disputare contro la Provvidenza, ed attaccarla senza riguardo, ma inclinava persino dalla parte del di lei avversario, ed oppugnatore giacchè costui secondo il comun parere aveva meglio difeso il proprio argomento2.

Quand’anche io non fossi in grado di indicare il senso, e le restrizioni con cui intender si debbono i testè riferiti passi, tuttavolta questi universali giudizj non formerebbero alcuna prova contro le innegabili, ed uniformi cose di fatto da me narrate. Trovavansi allora, come si trovano anche adesso, fra i più celebri letterati varj partiti opposti, quando specialmente si trattava o si tratta

  1. II. 149. e seg.

    Esse aliquos manes, et subterranea regna,
    Et contum, et stygio ranas in gurgite nigras,
    Atque una transire vadum tot millia cymba,
    Nec pueri credunt, nisi qui nondun aere lavantur.

  2. Lucian. II. 661. p.