Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/142

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Benchè niuno abbia forse meglio di Seneca conosciuto, e biasimato i difetti tutti dello stile di Mecenate, e le loro cause, ciò non ostante questi stessi difetti non furono mai da alcun Autore così bene imitati e diffusi come dal celebre maestro di Nerone. Questo fenomeno è tanto più meritevole d’osservazione, in quanto che Seneca non solo non si assomigliava nè a Mecenate nè ai suoi proprj contemporanei per rispetto alla voluttà, alla crapula, ed alla mollezza, ma era più continente, più sobrio, e più austero del più rigoroso Stoico. Seneca trasportava quindi nelle sue opere non i proprj difetti, ma quelli de’ suoi contemporanei, e parlava, e scriveva come i più scostumati Romani perchè piacer voleva alle corrotte persone dell’età sua. Una vanità quasi incomprensibile coi di lui meriti, e talenti, ed un’avarizia non meno inesplicabile pel suo modo rigoroso di vivere erano le sole debolezze mediante le quali Seneca trovavasi consimile alle persone del suo tempo; e la prima di tali debolezze fu quella particolarmente, che contro la sua miglior opinione lo sedusse ad agguagliarsi a coloro cui Egli stesso accusati aveva come corruttori dei costumi, e della lingua. Quintiliano si espresse molto bene nel suo eccellente giudizio sopra Seneca1, dicendo, che gli scritti di

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