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Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/49

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Monarchi) e vale dire che le truppe destinate a sedar i torbidi della Gallia si vendettero ai capi dell’insurrezione, e tradirono in simil guisa i proprj lor condottieri1. Siffatti esempj sarebbero stati così frequenti come le insidie, e i tradimenti che i regnanti Imperatori praticavano verso i Romani Ribelli se fra i nemici dello stato se ne fossero trovati molti, i quali avuto avessero i mezzi di premiare, e regalare le Romane Legioni più di quello che facevano i rapaci loro Sovrani. Di rado le Romane schiere erano animate da una vera ammirazione, e da un vero amore pei loro Capitani, ed Imperatori; e non mai un legittimo amor di patria poteva affezionarle all’Italia, e molto meno a Roma, giacchè fin dal tempo dei primi successori di Augusto la classe dei più cospicui Romani trovavasi pur troppo così snervata e corrotta; la Romana Plebe mancava talmente di esperienza rapporto all’arti, ed agli esercizi della guerra; e tutta l’Italia giaceva in una tale spossatezza, e indolenza, chele migliori truppe del Reno, e del Danubio, e quelle che nell’altre pro-

  1. Tac. Hist. IV. 57. illuc commeantium centuriorum militumque emebantur animi: ut, flagitium incognitum, Romanus exercitus in externa verba juraret, pignusque tanti sceleris nece aut vinculis legatorum daretur.