Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/73

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A fronte di ciò la detta arte era già ai tempi Plinio talmente decaduta che questo Scrittore dubitava se per rispetto alle opere che se ne facevano nell’età sua fosse meno valutabile la materia, o il lavoro; lo che gli arrecava tanto più meraviglia quanto che il prezzo di ogni oggetto di bronzo era andato all’eccesso.1. Plinio adduce nello stesso paragrafo la vera cagione di questo in apparenza contraddittorio fenomeno. I Romani, egli dice, non ivano già in traccia di vasi, e di statue di bronzo perchè esssi sapessero distinguerne il merito, ma perchè così portava allora la moda, e perchè inoltre le opere di questo genere appartenevano alla mobilia, ed agli ornamenti delle case principali, e adulavano in tal guisa la vanità dei lor possessori. Nel mentre adunque che si profondevano tesori nella compra degli avanzi di cotest’arte antica trascuravansene, come accader doveva, i viventi maestri poichè niuno era più in istato di giudicare

    ibi signo substituto: cum quidem tanta populi Romani contumacia fuit, ut magnis theatri clamoribus reponi Apoxyomenon flagitaverit, princepsque quanquam adamatum reposuerit. 34. 8. Plin.

  1. ib. c. 2. Quondam æs confusum auro, argentoque miscebatur, et tamen ars pretiosior erat: nunc incertum est; pejor hæc sit an materia.