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Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/8

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Ora null’altro per conseguenza mi rimane se non che di esporre con alquanto più d’estensione, e d’esattezza il modo di vivere, e di divertimenti della Romana moltitudine, di far quindi osservare le cagioni per cui la Plebe di Roma decadde, e si corruppe assai più che quella di ogni altra vasta, ed ampiamente dominante Metropoli.

Non era certamente possibile che la Romana Plebe non divenisse più infingarda, più vile, e più ansiosa di continui sollazzi che qualunque altra di tutta la Terra, giacchè dessa non solo otteneva senza alcuna sua fatica nutrimento, e vestiario dal pubblico tesoro, e a spese dei Grandi, ma ne veniva eziandio regalata, e divertita coi più varj, e sontuosi spettacoli. I più insigni, e buoni Imperatori furono, è vero, capaci di moderare la dannosa profusione che usavasi colla detta Plebe, ma non era più in lor potere di togliere un’abuso nato fin dal tempo dei Gracchi1 e cresciuto quasi con gli anni. Questa medesima corruttrice, e rovinosa profusione, che si praticava verso la Romana Plebe era talmente passata in costume, e veniva in conseguenza dell’universal maniera di pensare considerata qual cosa così lodevole, e giusta che molti degli stessi buoni Imperatori si credettero in dovere di emulare, e persino di superare i loro antecessori anche in questa parte. Gli Imperatori poi