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Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/9

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più crudeli, ed inetti furono senza eccezione i più zelanti fautori della popolar moltitudine, e le permisero, e procurarono quella sfrenatezza di costumi, e i medesimi divertimenti di cui facevan uso essi stessi onde coll’indulgenza, e colla profusione cuoprire, o far porre in dimenticanza le sceleraggini, e le infamità da loro commesse contra i Grandi, o nelle Provincie1.

Da ciò indispensabilmente ne nacque, che il Popolo Romano2 al pari delle Pretoriane Coorti portò maggior affetto ai più crudeli tiranni, come a un Nerone, a un Domiziano, e ad un Commodo, che ai più esemplari, e degni Imperadori;

  1. Tantam pecuniam, dice Plinio di Trajano nel cap. 27. del suo Panegirico, profudisti, non ut flagitii tibi conscius ab insectatione ejus averteres famam; nec ut trisles hominum moestosque sermones laetiore materia detineres. Nullam congiario culpam, nullam alimentis crudelitatem redemisti; nec tibi benefaciendi causa fuit, ut quae male fueras, impune fecisses; amor impendio isto, non venia quaesita est populusque Romanus obligatus a tribunali tuo, non exoratus recessit. Obtulisti enim congiarium gaudentibus gaudens, securusqne securis: quodque antea principes ad odium sui leniendum tumentibus plebis animis objectabant, id tu tam innocens populo dedisti, quam populus accepit.
  2. Così venne sempre chiamata sotto gli Imperatori l’inutile, e povera plebe di Roma.