Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/82

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cessiva corruttela de’ costumi, e la quindi nascente barbarie ebbero tra i Greci, i Romani, ed altri popoli l’uniforme, ed infallibile conseguenza di fare, cioè, per ogni lato retrocedere le respettive nazioni verso la debolezza, e l’ignoranza dell’età infantile, d’ispirar loro uno smodato trasporto a fanciullesche dimande, ed inutili ricerche del pari che a puerili artifizj, e trastulli, e di renderle quindi incapaci di conoscere, e apprezzare la nobiltà, e la bellezza dell’arti, egualmente che il merito, e l’utilità delle scienze.

Non meno orgogliosi degli arguti Dialettici, o Sofisti erano i Retori filosofi, i quali si servivano della filosofia come dì un’arte onde lusingare, e divertire le altrui orecchie, e convertirono tutto il loro sapere in una serie di pomposi, ed eleganti discorsi in cui venivano ad una ad una lodate tutte le virtù, e la filosofia, e combattuti i regnanti

    molestos, verbosos, intempestivos sibi placentes facit, et ideo non discentes necessaria, quia supervacua didicerunt? e al cap. 13. de brevit. vitæ si legge quanto segue. Nam de illis nemo dubitavit, quin operose nihil agant, qui in litterarum inutilium studiis detinentur: quæ jam apud Romanos quoque magna manus est. Græcorum iste morbus fuit. Ecce Romanos quoque invasit inane studium supervacua discendi.