Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/87

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già per deporre ai piedi de’ maestri i propri vizj, o per riceverne massime, ed istruzioni onde regolar la lor vita, ma solo per divertire le loro orecchie. Alcuni pochi portavano seco varie tavolette nelle quali peraltro invece di nuovi, ed utili pensieri scrivevano piuttosto belle, ed eleganti parole. Or l’uno, or l’altro veniva è vero da qualche magnifico tratto di un discorso di tanto in tanto riscosso dal vaneggiamento de’ suoi piaceri, ma queste impressioni sparivano anche prima che essi se ne ritornassero alle proprie case, e rimanevano quindi così infruttuose come il sonoro, e pubblico applauso che alcuni bei squarci di commedie riscuotevano dalla corrotta moltitudine, ove le persone al maggior segno viziate mandavano spesso gridi di gioja nell’udir accennare, e riprendere con energia le loro scelleratezze, ed oscenità1.

    colorem quidem duxerint? . . . quos ego non discipulos philosophorum sed inquilinos voco . . . Magnam hanc auditorum partem videbis, cui philosophi schola diversorium otii sit.

  1. Ib. Quidem ad magnificas voces excitantur, et transeunt in affectum dicentium: nec aliter concitantur, quam solent Phrygii, tibicinis sono semiviri et ex imperio furentis . . . . Pauci illam, quam conceperant mentem, domum perferre potuerunt. Facile est auditorem exci-