Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani II.djvu/98

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sopra della debolezza, e dell’abjezione de’ proprj contemporanei, e questi pochi appunto eran quelli dai quali sentivasi, e compiangevasi l’impossibilità di far sussistere, o richiamare le già invecchiate, e moribonde Scienze1. Per quanto si può giudicare di que’ Soggetti di cui ci sono rimaste le opere, e che specialmente Plinio loda nelle sue lettere, i Governi di Trajano, e di Adriano furono più favorevoli alle Scienze, e più ricchi di autori insigni che lo stesso Governo di Augusto; imperocché sotto i medesimi verseggiarono, declamarono, e scrissero Tacito, Plinio il giovine, Giovenale, Marziale, Quintiliano, ed Epitteto9 senza far menzione di molti altri i quali non meno di questi si resero a quel tempo rinomati, e famosi. Sotto gli Antonini, oltre ad Antonino il filosofo, Luciano, e Galeno furono gli ultimi figli del moribondo ingegno. Dopo di loro i Greci, e i Romani, e tutte le Scienze, e le arti degenerarono in guisa che in esse non si formò più un sol uomo veramente grande, ed un sol capo d’opera.

Una natural conseguenza del decadimento delle Scienze, e soprattutto della filosofia fu la smisurata preponderanza di qualunque specie di penosa,

  1. . . . . senescentium litterarum . . . Plin. Epist. VIII. 12.