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Parte II. 85

come racconta Dionigi Alicarnasseo1, Siracusani erano i suoi genitori, benchè Cefalo di lui padre si trovasse in Atene, quando egli vi nacque. Fu discepolo di Tisia e di Nicia Siracusani essi pure, e in età di quindici anni venne a Turio nella Magna Grecia. Quindi in età di circa quarantasette esiliato da Turio, perchè creduto troppo favorevole agli Ateniesi, andò a stabilirsi in Atene, e fu involto con suo grande pericolo nelle turbolenze, che sconvolsero allora quella Repubblica. Poichè furon cessate, applicossi all’arte Oratoria, e cominciando a spiegare alle occasioni la sua eloquenza fu il primo, che ne riscotesse ammirazione ed applauso. E in vero quanto valente Oratore egli fosse, il possiamo raccogliere dal giudizio, che ne fa Cicerone, il quale leggiadrissimo Scrittore lo chiama2, dottissimo ed eloquentissimo, ed altrove lo dice Scrittore ingegnoso ed elegante, e che quasi chiamar potrebbesi perfetto Oratore3. Ma niuna cosa meglio giova a farci conoscere il valore di Lisia, quanto il giudizio formatone da Dionigi Alicarnasseo, che lui scelse per uno di que’ sei famosi Oratori, di cui per ammaestramento altrui volle egli esaminare e descrivere il carattere e le virtù. Egli dunque di Lisia dice, che nell’eloquenza del favellare oscurò la gloria degli Oratori tutti, che finallora erano stati, e che a que’ tempi vivevano, e che ad assai pochi di quelli, che venner dopo, fu inferiore. Quindi facendosi più addentro nel carattere di questo insigne Oratore, ne loda sommamente la purezza dello stile, in cui dice che niuno de’ posteri il potè mai superare, e che Isocrate solo giunse ad imitarlo; la proprietà e la simplicità dell’espressione congiunta a tal nobiltà, che le cose ancor più volgari sembrino grandi e sublimi, la chiarezza del dire, l’abbondanza de’ pensieri e de’ sentimenti, ma in poche parole ristretti; nel che a Demostene stesso lo antepone; l’evidenza delle descrizioni, con cui par che ogni cosa ponga sotto l’occhio degli uditori, e la renda loro presente; riflessione sul costume di coloro, a cui si ragiona; forza nel persuadere; tutte in somma le virtù, che in un perfetto Orator si richieggono, e che sì di raro trovansi in

  1. Jud. de Lysia.
  2. De Orat. l. III. n. 7.
  3. De Clar. Orat. n. 9.