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stati raccolti, ed eruditamente esaminati dall’Ab. Banier nella
sua spiegazion delle favole134, e da M. Gedoyn in una Memoria inserita nel T. XXI dell’Accademia
delle Iscrizioni e delle Belle Lettere. Ma a vero dire io non so abbastanza fidarmi all’autorità de’
citati benché antichi e valenti Scrittori. Vuolsi che Dedalo fosse di circa un secolo anteriore alla
guerra di Troja, e quindi ancora molti e molti secoli anteriore a’ detti Autori. Egli fu in oltre a quella
età, che fra tutte fu da’ Poeti presa di mira a farne l’oggetto delle favolose loro invenzioni. Quindi a
me non pare, che possa credersi abbastanza fondato ciò, che di lui si racconta. In fatti Erodoto assai
più antico di tutti gli allegati Scrittori, ove brevemente parla di Dedalo, ne ragione come di cosa non
abbastanza certa, e appoggiata solo a popolar tradizione, usando delle parole: ut ferunt135. Poiché
dunque tanti incontrastabili monumenti abbiamo del valore de’ Siciliani nelle belle Arti, non giova
il ricorrere ad altri argomenti, che non essendo di ugual peso sembrerebbono sminuire anzi che
accrescer la forza di que’ più certi, che abbiam finora recati.
XXXIV. Questi sì gloriosi avanzamenti nelle Scienze e nelle belle arti nella Sicilia, e molto
più nella Magna Grecia, dovettero la loro origine all’indole stessa e al vivace ingegno de’ popoli,
che l’abitavano, più che al favore e alla munificenza de’ lor Sovrani. Perciocché, quanto appartiene
alla Magna Grecia, essendo quella Provincia divisa in molte piccole Repubbliche, reggevasi ognuna
colle proprie leggi, né vi era Principe alcuno, il quale potesse colla liberal sua munificenza avvivare
gli studj, e risvegliare ne’ sudditi l’emulazione. Nella Sicilia poi, oltre che essa ancora ebbe per
lungo tempo governo di Repubblica, anche allor quando molte Città ebbero i lor Tiranni e Signori,
questi unicamente solleciti di sostenere il vacillante loro impero, e di difenderlo contro i domestici
non meno che gli stranieri nimici, poco per lo più pensarono alle scienze e alle arti.
XXXV. Egli è vero, che di Falaride tali cose raccontansi da alcuni, che, se fosser vere, cel
farebbono credere Protettor