Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/378

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tempo14. E nondimeno non avea egli fatto studio alcuno di Medicina; ma giovandosi della sua naturale facondia, e di una cotal aria di sicurezza, o a meglio dir d’impostura, prese a contraddire a tutte le leggi da Ippocrate e da’ migliori Medici finallora prescritte, e un nuovo metodo introdusse, pretendendo di ridurre la Medicina a’ suoi veri principj, i quali secondo lui consistevano in risanare gli infermi sicuramente, e prontamente, e piacevolmente. I suoi più usati rimedj erano l’astinenza dal cibo, e talvolta ancora dal vino, i fregamenti del corpo, il passeggio e la gestazione. I quai rimedj facili essendo e nulla penosi, e perciò essendo creduti di sicuro effetto, per poco non venne egli riputato qual Dio dal Ciel disceso. E molto più, che non solo egli cercava di risanare gli infermi, ma di secondarne ancora i desiderj e le voglie, ordinando lor cose, che recasser piacere. Concedeva loro a’ tempi opportuni l’uso del vino e dell’acqua fresca, li facea porre su letti pensili, i quali dimenandosi o sminuissero i dolori, o almen conciliassero il sonno; raccomandava l’uso de’ bagni; e rigettando certi penosi e molesti rimedj, che da alcuni si usavano, come l’aggravare gli infermi di panni, il riscaldarli presso le ardenti fiamme, o l’esporli a’ cocenti raggi del Sole per trarne a forza il sudore, altri rimedj sostituiva piacevoli e dolci. Ad accrescergli fama molto gli giovò ancora l’impostura e la sorte. Narrava effetti maravigliosi di alcune erbe. Trasse dal feretro un uomo creduto morto, che portavasi al rogo, e gli rendette la sanità, talché si credette quasi, che renduta gli avesse la vita. Disse più volte, che egli era pronto a perder la stima di illustre Medico, che erasi acquistata, se mai fosse caduto