Pagina:Storia della letteratura italiana - Tomo I.djvu/405

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aveva il Regno, che teneva prima nel foro. Questo esercizio di declamare privatamente, finché fu congiunto allo studio delle più gravi scienze, in cui solevano istruirsi que’, che aspiravano alla fama di grande Oratore, e finché fu avvivato dalla speranza di brillare nel foro, e di salire per mezzo dell’Eloquenza alle più luminose cariche della Repubblica, giovò non poco a formare perfetti Oratori. Ma fin dal tempo di Augusto cominciarono a cambiar le cose, e in istato assai peggiore vennero nell’età posteriori, come già si è mostrato parlando dell’Eloquenza, e come dovrem poscia vedere innoltrandoci nella Storia Letteraria de’ secoli susseguenti.

Capo VIII –

Biblioteche

I. Questo ancora fu il tempo, in cui Roma vide per la prima volta un oggetto, di cui pel corso di più secoli non aveva ancora avuta idea, e che giovò esso pure non poco a fomentare e ad accrescer gli studj, dico le private prima, e poscia le pubbliche Biblioteche. Crederei di gittare la fatica e il tempo, se mi trattenessi qui a confutare l’opinione del Morofio1

e del Falstero2

, i quali negli Atti pubblici, che conservavansi in Roma, trovano la prima Biblioteca, che ivi si raccogliesse; e quella del Middendorpio3 , che una Biblioteca vede ne’ libri delle Sibille, che conservavansi in Roma. Queste Biblioteche si posson aggiugnere a quelle, che prima del diluvio ancora trovò il Madero, e a quella singolarmente di Adamo, di cui Paolo Cristiano Hilschero formò un esatto Catalogo4 . Convien confessarlo, Tardi pensarono i Romani a coltivare gli studj, e quindi tardi a raccogliere Biblioteche. Non già, che niun libro non fosse in Roma, che ciò troppo chiaramente dalle cose già dette si mostra falso; ma se pochi libri bastassero a formare una Biblioteca, non vi sarebbe quasi a