Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/21

Da Wikisource.

ai lettori 11

La franchezza del suo carattere e le rare doti dell’animo suo fecero desiderare l’amicizia di lui non pure a quelli della sua condizione, ma sì anche a persone di un grado assai più illustre del suo. Ed alcuni sovrani, presi dalle sue molte virtù, lo fregiaron d’ordini cavallereschi.

Nudrì nel cuore la gratitudine in un modo tanto più lodevole, quanto più è rara; e ce ne lasciò un’ultima prova nel suo testamento in cui dettò parole affettuosissime verso il principe Torlonia, dal quale aveva ricevuto benefizi che mai non pose in dimenticanza.

Fu ottimo cittadino, e la sua morte fu universalmente pianta da tutti i buoni. Della famiglia fu amorosissimo. La morte di una cara figlia, di 19 anni, che amava con tutta l’anima, lasciò profonda ferita nel suo cuore, che più non rimarginò. A me pure portò grande amore, ed il ricordo che ne conservo vivissimo e la memoria delle parole affettuose e solenni che quell’uomo giusto mi rivolse, due giorni prima della sua morte, mi risuonan sempre alle orecchie. E se mi fanno, oggi come allora, sgorgare dagli occhi lagrime abbondanti, danno però al mio spirito una quiete, una serenità che, a parer mio, formano il patrimonio più dovizioso che un padre possa lasciare ai figliuoli.

«Fu lo Spada d’alta e adusta persona, di volto bello e piacente, di facile eloquio, di modi nobilmente cortesi che lo rendevan grato ed amabile sino a’ più ritrosi e più schivi; fu d’animo oltremodo pietoso, e della sua larghezza e dell’amor suo ebbero a provare, per dirlo col poeta, più oltre che le fronde assaissimi ch’eran tocchi non tanto dal generoso soccorso, quanto dalla modestia tutta cristiana ond’egli sapeva velare i suoi benefici: in ciò assai diverso da molti de’ moderni, che dimen-