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quattordici rioni di Roma, fra le quali faceva bella mostra dì sè quella che i Bolognesi avevano inviato ai Romani in pegno d’amistà e fratellanza.

Era il Ciceruacchio uno dei capi-popolo, e come tale portava ancor esso la sua bandiera sulla quale erano scritte queste parole: «Amnistia, Codici, Strade ferrate, Municipi, Deputati, Istruzione» le quali parole, per chi sapea leggerne la portata, equivalevano ad apologia del già fatto, ma ad eccitamento pure pel da farsi.

Vi erano inoltre tutte le bandiere venute dai paesi circonvicini a Roma, e che costituiscono la Comarca o suburbio di Roma. Eranvi però alcune bandiere venute dai paesi della Sabina.

Le bandiere erano accompagnate dalle bande musicali dei rispettivi paesi, e da alcune centinaia d’individui venuti ad accompagnarle e prender parte alla festa. Ed è bene a sapersi che bande musicali, e individui che le accompagnavano, e bandiere che eran l’oggetto della festa, tutte queste cose vennero in Roma non ostante l’interdizione del governo. Ma lo volevano i circoli, ed i circoli erano già più dello stesso governo potenti.

Mosse la processione, come si è detto, dal Foro romano, e si recò sulla piazza del Quirinale. In questa occasione per la prima volta si sentì il nuovo coro di Pietro Sterbini, posto in musica dal bolognese maestro Magazzari. Si chiamò il coro di Pio IX: i buoni Romani gli largivan tale appellativo, ma era un coro repubblicano bello e buono, e che può considerarsi siccome la marsigliese dei Romani.

Difatti, stampato che fu, non mancarono alcuni dal fargliene avvertenza, esortandolo a correggerlo, perchè fra le altre cose neppure una parola facevasi in esso di Pio IX che ne era, o almeno avrebbe dovuto esserne il protagonista. Fu allora che lo Sterbini vi aggiunse due strofe, e così se ne fece un coro repubblicano-papalino.

Per maggiore schiarimento dei nostri lettori, sottopo-