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mento; imperocchè secondo le brame dei Romani che apertamente desideravano il Corsini, e scelse in lui l’uomo che poi tempi che correvano pareva di tutti il più atto a sostenere il carico di senatore di Roma.

Uomo colto e gentile in sommo grado, amico del civile progresso, attivo ed energico nell’operare, affabile quanto mai, disinvolto, ma nello stesso tempo dignitoso, e di tal vigoria di animo e di corpo, da disgradarne, benchè vecchio, qualsivoglia più vispo giovane.

Rammentavano i Romani con sommo lor gradimento la elezione del principe Corsini a senatore di Roma nell’anno 1818, poichè egli allora sentendo l’altezza del carico a cui era per sobbarcarsi, ne avea voluto prendere il possesso con tutti gli onori propri di tal dignità. Se non che avvedutosi poco dopo che li autorità pontificie, oltre al soffrire di malincuore quella troppo dignitosa pompa, gli diniegavano certe prerogative (delle quali si riteneva che fossero stati investiti nei trascorsi tempi i senatori di Roma), con romano orgoglio diè di quel carico una formale rinunzia. Fu pubblicato in quella occasione per le stampe un foglietto, che può leggersi fra i nostri documenti.1 Le particolarità tutte relative alla istallazione del municipio, alle feste, ai discorsi, alle iscrizioni, all’ordine del corteggio ec., si rinverranno negli stampati che indichiamo a piè di pagina.2

Si lesse da tutti con interesse il discorso che la comunale rappresentanza eletta subito dal Consiglio pronunziò il 29 novembre al cospetto di Sua Santità, non che le parole di replica della stessa Santità Sua, fra le quali son da ricordare le seguenti:


  1. Vedi Documenti, vol. III. n. 119.
  2. Vedi il Diario di Roma del 27 novembre 1847. — il Contemporaneo n. 44 – l’Italico del 25 novembre detto. - la Pallade n. 107 del detto giorno. la Bilancia del 26 detto. il vol. III documenti dal n. 113 al 118. — Vedi il vol. stampe e litografie n. 51 e 51 A, ore è in litografia l’ordine del corteggio, ed il ritratto del principe Corsini.