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suo, se avesse potuto essere in vece mediatore di pace. Da questo concetto, che è ben spiegato nell’allocuzione, ella pensa che opportunamente potrebbe oggi il Santo Padre porre la sua mediazione come principe di pace, nel senso sempre di stabilire la nazionalità italiana! Ella conosce come io particolarmente prima della sua partenza da Roma vagheggiassi questa idea; può quindi ben credere come sarei ben contento, se potessi convènientemente vederla mandata ad effetto con felice risultato. Ora, inseguito alla manifestazione ch’ella ne ha «fatto al Santo Padre, Sua Santità mi ha autorizzato a darle comunicazione riservatissima di una lettera, che in questo senso negli scorsi giorni ha diretto a Sua Maestà l’imperatore d’Austria, anche perchè ella possa vedere che tale pensiero non era sfuggito alla sapienza ed all’amore che Sua Santità nudre per l’Italia.»

E quindi, dopo poche altre parole della lettera dell’Antonelli, riporta il Farini per extensum la lettera del papa.

Noi però senza garantire la esattezza della lettera dell’Antonelli al Farini, non esitiamo a dire che, ove così sia stata scritta, non vi sarebbe nulla che ponesse Pio IX in contradizione con se stesso, nulla che ponesse il cardinale Antonelli in opposizione co’ suoi atti pubblici precedenti che la storia ha registrato, nulla in fine contrario a quel che disse il Farini nell’atto riportato dalla Gazzetta di Bologna. Nè troviamo affatto irragionevole che tanto il Santo Padre, quanto il cardinale Antonelli, perchè dotati entrambi di nobili ed elevati sensi, fossero sinceramente favorevoli alla nazionalità italiana. Dovevano esserlo, dobbiamo esserlo tutti. La differenza sta solo nel modo e nei mezzi per attuarla. Essi lo erano nel senso federativo; il Piemonte nel senso di assorbimento a proprio vantaggio, e collo spoglio altrui; Mazzini nel senso unitario repubblicano. Il Piemonte la desiderava, ma colla guerra e colle conquiste; Mazzini con gli artifici di setta, le rivoluzioni, le stragi e gl’incendi; il papa (lusingavasene forse con troppa