Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. II).djvu/98

Da Wikisource.
92 storia

francese sul Reno, e constare nientemeno che di ottanta mila uomini: altrettanti in marcia verso le Alpi: il Belgio in piena rivoluzione: rivoluzione perfino e repubblica in Inghilterra.

I circoli in Roma erano in moto. Fra gli esteri che avevamo molti facevansi ascrivere o per lo meno presentare al circolo romano, che fra le politiche associazioni conservava ancora il primato.

Tempi terribili fur quelli perchè non sapevi che pensare, nè che dover sperare. La novità e la imponenza dei casi non davan nè tempo nè calma alla riflessione, ed in tanta concitazione di animi due soli non ritrovavansi che consentisser fra loro su ciò che dovesse farsi. Parve che al caso, più che al senno degli uomini si commettesser le umane sorti, perchè il veder rovesciato come festuca un trono incrollabile, qual sembrava quello di Francia, avea petrificato sì gli animi, che sul senno umano parve per un momento non potesse farsi assegnamento veruno.

Questi furon gli effetti che vidersi. Gli altri si possono facilmente immaginare. Egli è quindi presumibile che nelle alte regioni del potere una scossa sì tremenda dovesse far sentire un misto fra terrore e sbigottimento. Un passaggio sì rapido e inaspettato dalla monarchia alla repubblica, una sì nuova situazione di cose e di relazioni, e la qualità soprattuto degli uomini che il turbine della rivoluzione spinto aveva al sommo potere in Francia, eran tali fatti da reclamare imperiosamente nuovo sistema, nuove leggi, uomini nuovi. L’impero della necessità parve aver preso in quel momento il sopravvento. Di fatti si vide subito dopo un cambiamento di ministero; vidersi i laici al poterete pochi giorni appresso uno statuto venne promulgato come legge fmdamentale per lo stato pontificio. Ma di ciò meglio tratteremo nel capitolo seguente.