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di fanteria leggera, comandato dai due repubblicani Masi e Roselli. Esso fece il suo ingresso in Roma il giorno 31, ed il giorno seguente entrava pure la prima legione romana.1

Il Monitore poi del 31 gennaio ci annunziò la sentenza emanata contro i soldati ammutinati il 19, dei quali parecchi furon condannati ai lavori forzati in vita, altri a 20 anni, altri a 15, altri a 5; ed a taluno venne lasciato il processo aperto.2

Lo stesso giorno 31 gennaio veniva diretta una nota, la quale non iscarseggiava di falsità e d’ipocrisia, dal ministro delle relazioni estere monsignor Muzzarelli a tutti i rappresentanti delle legazioni estere in Roma ed ai rappresentanti romani all’estero, nella quale si lagnava che il sovrano di Roma, che aveva preso al soldo del suo stato alcuni reggimenti svizzeri, li avesse richiamati a Gaeta da Bologna, ed eglino avesser cercato di obbedirgli. In quella nota poi diceva che la città intiera si preparava ad opporsi col ferro e col fuoco alla partenza di que’ reggimenti, e che tutto ivi annunciava strage, macello, ed effusione immensa di sangue fraterno e cittadino.3

Quanto ai rappresentanti delle legazioni estere in Roma, non sapremmo quali potessero essere, perchè trovavansi tutti a Gaeta. In Roma restò soltanto qualche console pei passaporti, ed i consoli quando vi sono i ministri accreditati non hanno reppresentanza veruna. I ministri vi erano, ma in quel momento Roma non li accoglieva.

Ma le ansietà e le pene del Muzzarelli furon di breve durata, perchè già fin dal 28 i circoli di Bologna avean fatto di tutto per costringere il generale De Latour a rimanere, e questi scriveva il 29 al preside di Bologna Berti

  1. Vedi la Guardia nazionale del 2 febbraio, pag. 38. — Vedi la Pallade del 1° detto.
  2. Vedi Monitore del 31 gennaio, pag. 6. Vedi Documenti, n. 33 del vol. VIII.
  3. Vedi Monitore del 31 gennaio, pag. 6.