Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. III).djvu/432

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volevano più rimanere. — Manara tornò a terra, e dopo lunga insistenza ottenne finalmente che il battaglione potesse sbarcare a Porto d’Anzio. Pretendeva Oudinot che Manara promettesse di tenersi lontano da Roma e affatto neutrale fino al giorno 4 maggio. «Generale, rispose questi, io non sono che un Maggiore al servizio della repubblica romana; subordinato quindi al mio Generale e al Ministero: a loro e non a me tocca assumere tali obbligazioni pei loro dipendenti. Io non posso rispondere delle mie operazioni come militare

» Il preside di Civitavecchia M. Mannucci credette di potere, a nome del ministro della guerra, ottemperare alle condizioni che esigeva Oudinot. La sera pertanto noi potemmo proseguire il viaggio per recarci a Porto d’Anzio, dove sbarcammo il 27 mattina. Il 28 proseguimmo per Albano e vi pernottammo, dopo aver fatto 25 miglia attraverso alla Campagna Romana e sotto un sole cocente che affaticò molto i soldati ancora malfermi pel viaggio di mare. La notte arrivò un ordine del Generale Giuseppe Avezzana ministro della guerra e marina, il quale, o ignaro della convenzione pattuita dal preside di Civitavecchia, o non volendo assoggettarvisi, c’ingiungeva di recarci con tutta sollecitudine a Roma.

» La mattina del 29 aprile noi facevammo il nostro ingresso in quella città. . . . . .»

Dal racconto del Dandolo apprendiamo pertanto:

1° Quando giungesse in Roma la legione lombarda.
2° Che consisteva di seicento uomini armati.
3° Da quali sentimenti fosse animata.

E tutto ciò è raccontato dal Dandolo con tale accento d’ingenuità e di verità, che è da tributargliene molta lode.

I Napolitani intanto appareochiavansi a valicare il confine pontificio a Terracina;1 ed a Terracina pure sbarcavano gli Spagnuoli. Ecco a tal proposito il racconto dello

  1. Vedi il Tempo, anno II, n. 83, del 28 maggio, pag. 1.